La Società
Geografica Italiana, nello studio “Il riordino territoriale dell’Italia”,
propone - tra l’altro – alcune nuove denominazioni per le 31 (o, in alternativa
36) regioni che dovrebbero prendere il posto delle 20 regioni e 110 province
attuali. Per l’estrema regione del Nordest, propone la denominazione Friuli / Julia, lasciando inalterate
dimensione e perimetrazione (salvo la possibilità di un ritorno del
Portogruarese nella sua collocazione storica e geografica).
L’elisione della
“Venezia”, che nella denominazione attuale, è collocata tra Friuli e Julia,
dovrebbe trovare d’accordo sia i friulani sia i giuliani. I primi perché “il
Friuli non è veneto” come ebbe a scrivere Pier Paolo Pasolini, ma anche Trieste
e i triestini non hanno avuto relazioni tali da potersi definire veneziani.
Quella “Venezia” è solo il lascito dell’invenzione letteraria (più che
geopolitica) del glottologo goriziano Graziadio Isaia Ascoli.
D’altro canto, si
può osservare che nel Friuli – derivato da Forum
Julii – è già ricompresa tutta la gens
Julia. E’ quindi incomprensibile, secondo alcuni, il motivo per cui a
Trieste non si vogliano identificare come friulani e si pretenda l’aggiunta “Giulia” a ciò che è già “di Giulio”. Ma tant’è in questo campo
prevale il viscerale al razionale. Perciò sarà difficile che la regione di
Nordest possa chiamarsi in futuro semplicemente Friuli. La Società Geografica
Italiana ne deve aver preso atto, proponendo Friuli / Julia che, togliendo Venezia da dove non ha motivo di
essere, rappresenta pur sempre un passo avanti nella giusta direzione.
Di passi, però, se
ne potrebbe fare un altro, senza ledere le sensibilità friulane e triestine, la
regione, quale partizione politico-amministrativa dello stato italiano, si
potrebbe chiamare Regione Autonoma
Friulia. Con questa opzione, resta impregiudicato e, quindi, da risolvere
il problema dell’articolazione interna alla regione stessa che, a parere di
tutti, va rivista. E resta da vedere con
quali esiti.
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